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sabato 7 febbraio 2015

Brasile, brusco risveglio dai pingui sogni petroliferi

Brasile, scoppia bolla del petrolio ad alto costo d'estrazione (pre-salt).
Progetto fragile perché dipendente esclusivamente da scenari con prezzo del barile alto.
Presto gli sviluppisti petroliferi si renderanno conto che l'unico prezzo su cui potranno contare sarà molto più basso di quello a cui aspirano.
Questo per tre principali "linee di forza":

  1. Anche se il petrolio fosse gratis, i suoi costi sanitari e ambientali sono già oggi così alti da giustificare una miriade di azioni per ridurne il ruolo nel sistema energetico.
  2. Il modo d'uso del petrolio è strutturalmente a bassa efficienza (motori a combustione interna, prevalenza modale della gomma, etc), quindi tale modo d'uso deve avere un input energetico a basso costo, altrimenti si entra in stagnazione/recessione.
  3. L'ineguale distribuzione geografica della risorsa petrolifera, l'inelasticità di breve periodo della domanda, creano dipendenza geopolitica, quindi guerre, petrodittature, etc. Esiste quindi una forte motivazione geopolitica a ridurre il prezzo per ridurre le rendite dei produttori a basso costo d'estrazione.

Quindi, il petrolio, per essere venduto, o meglio "spacciato", deve essere a basso prezzo.
I progetti che si basano su stime alte dei prezzi futuri del barile creano, inevitabilmente, bolle.

È sbagliatissimo ritenere che bassi prezzi del petrolio necessariamente implicano alti consumi e quindi alti impatti ambientali.
Grazie ai bassi prezzi del barile è possibile offrire ai cittadini un assegno di defiscalizzazione (finanziato da maggiore tassazione su combustibili fossili).
Questo dividendo del carbonio può far cambiare direzione al sistema energetico.
Dispiace per chi ha investito sulle droghe fossili, ma dobbiamo disintossicarcene.



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