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sabato 19 aprile 2014

La verità ti fa male lo sai....

Come previsto in un precedente post, le conclusioni della commissione Ichese sul possibile nesso trivelle-sismi, stanno mandando in furia Chicco Testa, Non-Executive Director della Mediterranean Oil & Gas.
In un post non firmato sul blog di Testa viene oggi portato un attacco alla Prof.ssa D'Orsogna, che ha avuto il merito di sensibilizzare l'opinione pubblica abruzzese sui rischi dell'estrazione di idrocarburi.
Gli argomenti di questo attacco sono quelli tipici della "character assassination".
Esiste una ben nota fallacia logica, quella dell'argomento ad hominem, che viene ampiamente utilizzata dal post in questione: 
"PROF DI MATEMATICA, AUTODIDATTA, CHE NON VORRESTE COME INSEGNANTE PER I VOSTRI FIGLI".
E perché di grazia?
Dalla lettura del post si evince che la Prof è sì di matematica, ma autodidatta in materia di petrolio, quindi non sarebbe un vero esperto. Accusa ridicola perché le questioni energetiche hanno una dimensione extra-tecnica che richiede l'aggancio a scelte valoriali. Tutti possono esprimersi al riguardo,   nel rispetto degli elementi fattuali di verità. Cosa che la Prof ha fatto, nei limiti di quello che può fare un singolo, riferendosi a studi scientifici indipendenti e revisionati da pari (peer review).
Quindi, l'accusa di essere autodidatta  sul petrolio non regge, ed è inoltre, in quanto accostata nel titolo a "Prof di matematica" (perché sulla matematica la Prof ha i titoli), un chiaro scivolamento nella "character assassination".

Da dove deriva tutto questo nervosismo petrolifero?
I lobbisti delle trivelle possono cimentarsi a relativizzare quanto vogliono le conclusioni del rapporto Ichese. Ma è ora di dominio pubblico che una possibilità, non importa quanto piccola, esiste che trivelle inneschino sismi. Ripeto, non importa quanto piccola sia la probabilità.
Questo perché una valutazione integrata dell'opportunità di trivellare o meno per produrre idrocarburi deve già oggi prendere in considerazione un amplissimo ventaglio di rischi.
Rischi locali (sversamenti, etc), e globali che l'investimento in trivelle comporta (cambiamento climatico).
L'opposizione alle trivelle deriva da questa ampiezza delle motivazioni contrarie.
Il nesso trivelle-sisma è soltanto l'ennesimo motivo che si aggiunge agli altri.
Ecco perché lo si può relativizzare a piacere, ma in quanto rischio aggiuntivo è rilevante.

E c'è dell'altro.
Come ha già più volte dimostrato nel corso della sua storia pubblica, Testa non conosce la differenza tra rischio gestibile e rischio catastrofico. Provo a definire nel seguito questa importante differenza.  Il rischio gestibile è quello che ha solo ripercussioni locali e per il quale esiste una consolidata capacità di fare previsioni. Quindi un rischio al quale sono associabili un intervallo di probabilità, e un intervallo di conseguenze che, per quanto possano essere localmente gravi, non coinvolgono ampie porzioni della società. Un esempio di rischio gestibile è quello che si ha nel trasporto aereo, dove conosciamo bene quali sono le probabilità degli incidenti per km percorsi, e le conseguenze. Su questo tipo di rischi ognuno decide in base alla sua personale sensitività al rischio. Le trivellazioni per idrocarburi, per il combinarsi di rischi molteplici e globali, non rientrano nella casistica dei rischi gestibili. 
Mi dispiace, cari petrolieri, siete entrati nella zona del rischi catastrofici. Per dirla con Nassim Taleb, nella zona Black Swan, quella dei Cigni Neri.
Per questo tipo di rischi è razionale invocare il principio di precauzione, cioé passare dalla valutazione probabilistica, a quella basata sull'esame del caso peggiore. Ripeto, è razionale essere prudenti, ed è irrazionale minimizzare in base allo smorzamento dell'effetto della bassa probabilità. 

Per i petrolieri-gasisti si sta addensando una tempesta perfetta. In prima battuta si potrebbe pensare che le rinnovate tensioni sull'Ucraina favorirebbero l'estrazione su suolo europeo, per motivi di sicurezza degli approviggionamenti.  
Ci sarà un tentativo in questa direzione, ma la geografia e la cultura europea (densità della popolazione, passione per i territori) non sono quelle nordamericane, e i tempi sono cambiati anche lì perché maggiore è l'esperienza che si ha delle nuove tecniche d'estrazione (fracking, tar sand), e maggiore è l'opposizione che anche lì sta montando (ieri, imbarazzato rimando a novembre di Obama su oleodotto Keystone).
Invece, potrebbe essere la dinamica tecnologica, come riconosciuto anche da questo editoriale sul NYT, che potrebbe cambiare il quadro.
Come argomenta Friedman, il nuovo pericolo del nazionalismo russo sostenuto dagli alti prezzi degli idrocarburi, potrebbe accelerare tutte le soluzioni tecniche per poter arrivare ad un contro-shock petrolifero come nel 1986. Con la differenza rispetto ad allora che il nuovo quadro della regolazione per il clima continuerebbe a tenere, via tasse, alto il prezzo finale agli utenti (gli Stati ne hanno un bisogno dannato, utilizzeranno il clima come falso alibi). Ma l'effetto potrebbe essere una salutare distruzione di questa antiquata industria petrolifera. Scenari troppo futuribili? Non credo, la coscienza della necessità della transizione si sta espandendo esponenzialmente.
Ai francofili suggerisco di ascoltare come si discute d'energia in un paese serio. 
Sono solo 4 ore, ne vale la pena:





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