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mercoledì 23 aprile 2014

Una centrale a carbone a Saline Joniche? Ma lì il sequestro della CO2 è una chimera. E altri motivi del No


Dopo la pubblicazione del rapporto IPCC-WG3 non dovrebbero esserci più dubbi  sulla necessità di bloccare investimenti in impianti energetici ad alta intensità di emissioni di CO2 come quello della centrale a carbone di Saline Joniche.
E' vero che lo stesso rapporto dell'IPCC indica una soluzione per le centrali a combustibili fossili: catturare la  CO2 e confinarla sotto terra (carbon capture and storage, CCS).
Ma l'opzione CCS per Saline Joniche è estremamente improbabile. Quindi, un impianto che non possa neanche in futuro essere dotato di CCS, dovrebbe essere bloccato.

Questo scetticismo sul CCS a Saline Joniche  deriva dalle seguenti considerazioni. Un autorevole articolo (Zoback e Gorelick, 2012) esprime diverse critiche al confinamento geologico della CO2. Secondo questi autori, sarebbero limitati a livello globale i siti dove il confinamento possa avvenire in sicurezza. La CO2 deve rimanere confinata per secoli. Ma la stessa immissione di CO2 può innescare terremoti, che, anche se di lieve entità, quindi non direttamente pericolosi, produrrebbero una reimmissione in atmosfera della CO2, con conseguente danno climatico. 
Quello che si evince da questo studio è che l'opzione CCS sarà problematica a livello globale, e comunque praticamente impossibile da attuare in un'area a fortissima sismicità come quella del Sud della Calabria.

Certo, queste sono considerazioni globali che potrebbero essere derubricate in un'ottica puramente locale e di breve periodo. 
Ma questa scarsa lungimiranza rischiamo di pagarla non solo in termini di danno sul clima, ma anche sui costi indiretti di tali scelte energetiche. Prevedere una così grande nuova potenza termoelettrica per il Sud Italia significa rallentare l'espansione in atto della fonte solare e di quella eolica. Si parla spesso, e a sproposito, della difficile integrazione nella rete elettrica di queste fonti variabili. Ma ci si dimentica che anche le grandi centrali termoelettriche presentano i loro rischi di affidabilità. Rischi che saranno sempre maggiori con il presentarsi d'estate di ondate di calore, che, impedendo la condensazione dei mega-cicli termodinamici, possono mettere in ginocchio la rete. Eolico e fotovoltaico non hanno di questi problemi. Un motivo in più per evitare la dipendenza fossile.

La strategia migliore per bloccare lo scempio ambientale del carbone è promuovere una forte espansione di solare-eolico. Queste fonti possono distruggere l'economicità di nuove centrali termoelettriche. Come sta avvenendo in Germania dove la diminuzione del numero di ore annue di funzionamento delle centrali termoelettriche sta portando a dismissioni anticipate delle stesse. 
Il movimento ambientalista deve avere chiare le dinamiche in gioco, e, oltre a protestare contro il carbone, deve evitare il condizionamento di frange pseudo-ambientaliste che vorrebbero bloccare solare-eolico con argomentazioni che non reggono, e con veri e propri miti.








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