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sabato 9 aprile 2016

Le Scoppiettanti e Plastiche Bufale di Lorsignor Petrolieri

Questa "infografica" della lobby petrolifera, per tentare di denigrare Greenpeace, racchiude molte delle bufale a cui lorsignori ricorrono.
Tralascio la linea argomentativa dei vasti potenziali di risparmio energetico (in questo altro post confuto la stretta dipendenza tra aumento dell'offerta energetica e qualità della vita (link)).
Mi limiterò qui alla confutazione dell'insostituibilità del petrolio come fonte di energia e come input di processi industriali. È questa presunta insostituibilità che è il falso alibi di cui si coprono i petrolieri per giustificare le loro "corsie riservate", l'urgenza, per esempio in provvedimenti come il cosiddetto "Sblocca Italia".


Fibre derivate dal petrolio!!!1!!1!!!
Notate come si rimarca che l'attivista abbia indumenti ottenuti con fibre derivate dal petrolio. Ebbene, non è questione dirimente e spiego perché. 
  •  Le fibre tessili sono derivabili anche da fonti non-fossili e rinnovabili. C'è un intero settore detto "chimica verde" che si sta sviluppando (link). L'Italia ne è all'avanguardia, non buttiamoci la zappa sui piedi sostenendo la filiera fossile. 
  • Greenpeace ha anche una campagna sull'argomento. Cercate "greenpeace detox" su aspetti correlati (link). 
  • Ma soprattutto, a parte gli aspetti di tossicità delle filiere, la questione rispetto al problema principale del cambiamento climatico è irrilevante. I quantitativi di petrolio estratti per questi usi tessili sono bazzecole rispetto a quelli per gli usi energetici (si veda il grafico seguente). Non è detto che questa linea "fossile" non continui ad esistere anche in uno scenario eco-sostenibile. La priorità è evitare l'immissione netta di anidride carbonica in atmosfera. La priorità è quindi evitare la combustione delle fonti fossili. C'è anche chi si è esercitato in scenari, per diminuire l'opposizione della lobby fossile, dove qualche attività estrattiva rimane per queste e nuove filiere (fibra di carbonio). Ma comunque, non certo da trivelle nel mare verrebbe questo petrolio, ma da siti più economici. Nella misura in cui questi flussi sono fortemente ridotti, e si evitano le combustioni, i problemi ambientali sono fortemente ridimensionati.

Bilancio mondiale degli usi energetici al 2013. Gli usi tessili del petrolio sono circa un millesimo delle estrazioni. Fonte IEA (link)

In sintesi, questi usi tessili del petrolio non sono una priorità rispetto all'emergenza del cambiamento climatico, ed esistono alternative. 
Il quadro è un po' più complesso per altri usi non energetici del petrolio (asfalto, lubrificanti, etc), ma ognuno di questi usi può avere le sue politiche specifiche di diminuzione degli impatti. Chi è curioso può verificare lo stato dell'arte degli usi non energetici in ambito industriale nel capitolo 10 dell'AR5-WG3-IPCC (link). 

"Motore a scoppio", che orrore signora mia!!!! 
Buona parte degli usi energetici del petrolio avviene nel trasporto (si veda l'illustrazione precedente). E questi usi avvengono in gran parte in luoghi (le città) e su percorrenze tali da rendere l'elettrificazione non solo possibile, ma anche auspicabile per i co-benefici sanitari. 
Il vantaggio del motore elettrico deriva da un guadagno di un fattore 3 in efficienza rispetto ad analogo motore a combustione interna, e dall'assenza di emissioni inquinanti nella fase di esercizio.

Nello status quo, questi sono i flussi energetici nel settore del trasporto a scala mondiale (figura seguente, si veda anche questo precedente post  (link)).
Tratto dal Capitolo 8 dell'AR5-WG3-IPCC (link)


Per buona parte il petrolio nei trasporti è sostituibile con tecnologie esistenti, o con tecnologie che stanno persino eccedendo i target sulle loro traiettorie tecnologiche (si veda illustrazione seguente).
Fonte M. Liebreich, Bloomberg, 2016 (link)
Ma rimane vero che ci sono usi come quelli marittimi che non possono essere elettrificati  (con pochissime eccezioni) per ragioni di bassa densità energetica degli accumuli. Questo vale anche per il settore del trasporto aereo. 
Che si fa per questi usi se dobbiamo andare verso zero emissioni nette di gas serra in atmosfera? 
La tecnologia anche qui è conosciuta. Non è vero che il petrolio sia insostituibile neanche in questi usi. Sappiamo come produrre combustibili liquidi e gassosi da bio-residui. Ma oggettivamente questo potenziale è limitato, perché queste filiere possono avere danni collaterali. Qualcosa si può fare, ma con judicio. 
Ma soprattutto abbiamo altre tecnologie per produrre combustibili liquidi e gassosi. Si chiamano "power-to-liquid", e "power-to-gas". Avendo come input primario dell'elettricità (che ovviamente deve essere da fonte rinnovabile, altrimenti non ha senso) si possono ottenere i combustibili che più si desiderano per qualsivoglia applicazione: idrogeno, metano, metanolo, diesel. Sì, anche diesel per i grandi motori navali, o kerosene per gli aerei, etc. Affinché tali processi abbiano anche senso economico, oltre a quello ambientale, abbiamo bisogno di un input elettrico a bassissimo costo. Ed inoltre, tale input deve essere disponibile per almeno 6000 ore/anno, altrimenti abbiamo diseconomie lato costo di impianto di trasformazione. Ma non è questo un vincolo perché su questo pianeta abbiamo un'abbondanza di aree geografiche dove è possibile con una combinazione di solare ed eolico ottenere più di 6000 ore annue di disponibilità: la Patagonia e la fascia centrale degli USA, l'Atlante marocchino e la penisola somala, etc (si veda la figura seguente).
Le zone in rosso sono quelle con un numero di ore annuo di disponibilità eolico-solare tale da giustificare impianti di produzione di RE-diesel (diesel da fonte rinnovabile). Fonte Fasihi et al, 2016 (link)
Come premettevo, deve realizzarsi anche la condizione di un input elettrico rinnovabile a basso costo. Ma la novità è che a questo punto di svolta ci siamo già arrivati, e con molti anni di anticipo rispetto alle previsioni più ottimistiche che si facevano anche solo un decennio fa!!!!
 Nella disinformazione spinta dalla lobby fossile si lascia intendere che invece le rinnovabili abbiano costi altissimi. Falso, i costi alti erano veri soltanto nella fase iniziale di sviluppo di tali fonti (com'è normale che sia). Questa fase è ormai alle nostre spalle. Da qui il terrore, il panico dei fossilisti, che non sanno più cosa inventarsi per ritardare l'avanzata delle rinnovabili.
Per mettere in prospettiva questo stato dell'arte occorre indicare alcune cifre chiave.
L'articolo di Fasihi e coautori fa riferimento ad un scenario prossimo (2030) dove l'input elettrico richiesto per tali impianti power-to-liquid sia inferiore a 3 centesimi di euro per kWh (si veda l'illustrazione in basso a sinistra nella figura seguente (dove il costo dell'elettricità è riportato in euro per MWh, basta dividere per mille per avere il più immediatamente comprensibile valore in centesimi per kWh).

Queste stime al 2030 sono forse anche prudenti perché già oggi abbiamo progetti aggiudicati per vendere (e se vendono vuol dire che chi li realizza ci guadagna) a prezzi (quindi, non costi) intorno ai 3 centesimi al kWh (figura seguente, notare come queste cifre siano espresse in dollari US, quindi, al cambio attuale siamo per l'eolico già sotto la soglia dei 3 centesimi di euro per kWh).


Vi sarete sorpresi di vedere dalla figura precedente come i due progetti che a livello mondiale ad inizio 2016 hanno il prezzo di vendita minore dell'elettricità siano prodotti da una certa ENEL....all'estero. Certo, qui parliamo di grandi taglie in località dalla grande disponibilità di sole e vento. Questi valori non sono riproducibili in Italia, almeno per ora. Ma rispetto all'obiettivo della realizzazione di impianti power-to-liquid non è rilevante, comunque andrebbero realizzati in altre aree geografiche, e per aggredire le fonti fossili italiane nel settore elettrico è sufficiente rimanere entro i 6 centesimi. E ci saremmo già se solo non si fosse bloccato il settore, ci sono troppi impianti a fonti fossili che verrebbero spazzati via. Quindi, continuiamo ad inquinarci, e a trivellare, e a importare gas. Agli italiani non facciamo sapere queste cifre, devono essere convinti che l'equilibrio della bilancia dei pagamenti si difende con le trivelle!

Ma, nonostante i freni imposti in Italia,  il progresso prosegue, e con una curva straordinaria. Nella figura seguente i record realizzati dal fotovoltaico in termini di riduzione di costo.



Questi andamenti vengono meglio capiti se riportati in scala logaritmica, con le cosiddette "curve di apprendimento" (figura seguente per eolico, a sinistra, e fotovoltaico, a destra).


Il fotovoltaico è riuscito ad ottenere un tasso di miglioramento del 24%, un risultato che pochi speravano.
Per dare la prospettiva storica in questo precedente post riportavo i confronti tra quello che si è realizzato rispetto a quello che gli ottimisti prevedevano un ventennio fa (link).
Per farla breve, in base alle previsioni basate sulla curva di apprendimento della figura seguente, si stimavano obiettivi per il fotovoltaico che sono stati raggiunti due volte prima. E un fattore due di miglioramento su questo tipo di analisi è sorprendente!

Le basi "fisiche" di queste realtà tecniche le ha bien spiegate il fisico inglese Keith Barnham nel suo libro divulgativo "The Burning Answer: A User's Guide to the Solar Revolution" (link) (lettura caldamente consigliata, almeno per la parte fisica, sulla parte economica ho qualche riserva).

In chiusura devo rimarcare  che i costi dei processi power-to-liquid (così come quelli power-to-gas) sono competitivi rispetto ai combustibili fossili, se, però, si ha l'onestà di considerare i due tipi di combustibili a parità di condizioni. I combustibili derivati da input elettro-rinnovabile (con il carbonio estratto dall'atmosfera, o dall'acqua del mare, e l'idrogeno dall'acqua) chiudono il loro ciclo del carbonio. I combustibili da fonti fossili invece no. È sufficiente considerare tale differenza per far pendere la bilancia dal lato di queste alternative (si veda l'articolo di Fasihi et al, 2016 (link)).

Quindi, non esiste nessuna "strategicità" delle fonti fossili.
Non sono insostituibili.
Sono invece inquinanti, non solo per l'ambiente, ma anche per la democrazia.
Perché hanno bisogno di veri e propri apparati di disinformazione al loro servizio.
Questi apparati nuocciono anche a te.
Falli smettere, il 17 Aprile vota e fai votare SI.

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