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sabato 16 aprile 2016

Ricatto occupazionale, zero strategia industriale, ovvero del continuo avvitamento verso il basso del PD (effetto mentale delle trivelle?)


La continua involuzione del PD è ben rappresentata da questo video contro il referendum che gioca sul ricatto occupazionale.
Tralasciamo gli aspetti ambientali locali. Se le cozze vicino alle piattaforme siano commestibili o meno è un dettaglio.
Tralasciamo anche la questione, non secondaria, della differenza tra impatto ambientale in esercizio normale, e incidente rilevante. 
Guardiamo soltanto alla dimensione occupazionale. 

Innanzitutto, con questi lavoratori un vero partito di sinistra dovrebbe condividere la consapevolezza che nei prossimi trent'anni l'umanità ha davanti a sé una sfida gigantesca: abbandonare le fonti energetiche fossili. Dato che serviranno trent'anni per questa transizione è vero che da domani mattina non possiamo fare a meno di queste fonti energetiche.
Ma dovendo consumarne sempre meno, i giacimenti marginali come quelli italiani sono fuori mercato. 
Insistere sul trivellare in Italia è "accanimento terapeutico" come, non il sottoscritto, ma uno dei maggiori esperti mondiali di idrocarburi, Leonardo Maugeri, ex-ENI, ha più volte dichiarato.
Per questa ossessione trivellatrice in Italia non c'è un positivo rapporto tra benefici e costi (costo opportunità per altri usi del territorio, e marginalità dei giacimenti).
Non a caso abbiamo royalty bassissime, e meccanismi come le franchigie che permettono di aggirare le pur basse royalty.
La norma che il referendum vuole abrogare è un sussidio nascosto perché allunga sine die le concessioni, di fatto regalando ai concessionari un bene pubblico.
È soltanto grazie a questi trucchi che le marginali risorse italiane "reggono".
Sarebbe invece nell'interesse di questi lavoratori preoccuparsi della vacuità di tali strategie basate su arzigogolazioni normative, che potrebbero anche esser spazzate via da legittime azioni europee (link).
Che senso occupazionale ha difendere ciò che è già in crisi perché non ha futuro?
Perché il PD non si preoccupa di definire strategie industriali per la riconversione energetica?
La cantieristica attualmente utilizzata per le piattaforme estrattive può essere riconvertita per le installazioni di turbine eoliche in mare (vedi esempi in Scozia, link). 
 Senza questo,...
...e questo...
...non si ottiene questo.
Fonte: https://www.flickr.com/photos/vattenfall/3581237503/sizes/l/in/photostream/

Sull'eolico in mare persino la Francia investe (link). E la Francia non ha un'immediata urgenza perché il suo nucleare già gli garantisce un settore elettrico a basse emissioni di CO2 (ma deve preoccuparsi della vetustà di quel parco centrali, e delle dismissioni che difficilmente potranno ancora essere sulla filiera nucleare, quindi, anche la Francia ha una seria politica sulle rinnovabili). 

L'Italia sull'eolico in mare dovrebbe fare molto di più, e invece fa persino meno della Francia! 

Inoltre, l'Italia ha un grande ritardo infrastrutturale sulle reti urbane ed extra-urbane su ferro. L'Italia aveva un'eccellenza industriale su questo settore con Ansaldo-Breda. Eppure, questa azienda è stata venduta ai giapponesi dell'Hitachi. Venduta, oppure svenduta, come le prime indagini di un'inchiesta della magistratura fanno pensare (link)? 
Vogliamo parlare poi del grande sbaglio dell'industria automobilistica italiana sulla trazione elettrica (Marchionne per anni non ha fatto che denigrare tale opzione (link) e adesso questa è l'unica componente di quel mercato in forte crescita).
Ma chi è stato al ministero "competente" in questi anni?
Ah, sì, la figlia di papà Guidi (confindustria) fidanzata del faccendiere dei petrolieri. Ministro dello sviluppo economico della famiglia sua.
Ma in tutto questo, i lavoratori che c'entrano?
A mio modesto avviso, sono solo ostaggio di una politica inadeguata (per usare un eufemismo), che non tutela affatto i loro interessi.
Che partito triste il PD.

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