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domenica 18 maggio 2014

Shell "risponde" sulla bolla del carbonio.....

L'iniziativa di Carbon Tracker sui rischi per gli investitori causati dalla bolla del carbonio deve aver colpito nel segno se la Shell si è affrettata a rispondere con una lunga lettera pubblicata qui.

Peccato per la Shell che soltanto un lettore superficiale può essere convinto da tale risposta.
Shell afferma che il problema del cambiamento climatico può essere risolto........(rulli di tamburi).......nel corso di questo secolo. Secondo Shell, soltanto piccoli cambiamenti nel sistema energetico mondiale accadranno nel breve periodo. Invece, sul lungo periodo, oltre il 2050, qualcosa cambierà e le emissioni di gas serra scenderanno. Ma questi scenari della Shell NON sono compatibili con la stabilizzazione climatica che richiede riduzioni drastiche dei gas serra subito!
Shell lo afferma indirettamente  perché basa la sua risposta sul confronto tra i suoi scenari e quello NPS della IEA. Come discusso anche in questo precedente post, lo scenario NPS non è uno scenario di stabilizzazione climatica. Non è quindi una sorpresa che un confronto con NPS non  riveli rischi di bolla del carbonio. Nessuno aveva mai affermato ciò. E' lo scenario IEA 450 che invece è critico per le compagnie petrolifere. Su questo scenario Shell glissa, gli dedica soltanto rapide menzioni a partire da pag. 6, e lo fa per sottolinearne l'improbabilità politica.

Con candore Shell dice che non ritiene possibile una stabilizzazione climatica effettiva e rimanda alle calende greche la transizione energetica.
Non c'è da meravigliarsi di questa posizione, ma questa non è una risposta sui rischi degli investitori in uno scenario regolativo.
Infatti, come ampiamente argomentato dagli analisti di Carbon Tracker, in uno scenario regolativo non solo le quantità di combustibili fossili si riducono, ma anche i prezzi vengono abbattuti.

C'è di più. Shell gioca molto sull'importanza della tecnologia CCS per limitare l'impatto  regolativo sulla domanda dei combustibili fossili. Può legittimamente farlo perché l'Executive Summary dell'WG3-IPCC ha assegnato a questa tecnologia un ruolo significativo. Ma sappiamo anche a quali pressioni questo executive summary è stato sottoposto da parte di paesi che beneficiano delle rendite fossili. Se il CCS sarà o non sarà determinante lo si scoprirà presto. Ma le premesse non sono buone. A pag 15, figura 13, Shell presenta un grafico dei costi delle tecnologie per CO2 evitata. La fonte è un rapporto del 2013 di una associazione di settore che promuove la tecnologia. In questo rapporto del 2013 tale figura fa riferimento ad un ulteriore rapporto del 2011. Stime di costo su fotovoltaico e eolico così datate sono ormai da buttare perché queste tecnologie sono in fase di crescita esponenziale, e i costi stanno scendendo superando anche le previsioni più ottimistiche. Quindi è tutto da dimostrare che il CCS, ancora non provato alla scala necessaria, riesca ad essere una opzione economicamente valida.

Se soltanto  questo gli analisti Shell sono riusciti a rispondere, beh, non depone bene per il loro futuro. 


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